Lo scorso settembre è entrata in vigore una nuova legge sullo spreco alimentare, intervento per favorire il recupero e la donazioni di beni a soggetti che operano senza scopo di lucro. Una normativa che vuole semplificare la burocrazia della donazione e ridurre la quantità di cibo scartato per ragioni estetiche o commerciali. In questo articolo analizzeremo in che modo la legge sul controllo dello spreco alimentare  influenza gli esercenti del settore ristorazione.


Come donare alimenti non commerciabili?


A seguito della legge di settembre 2016 le attività ho.re.ca. possono decidere di donare in forma completamente gratuita alimenti considerati ancora commestibili, ma non commerciabili. La donazione deve essere destinata esclusivamente per solidarietà sociale, quindi in genere Enti Pubblici, privati e Onlus.


La cessione alimentare può essere effettuata oltre al termine minimo di conservazione, a patto che l’integrità dell’imballaggio e le condizioni del cibo siano idonee. Gli alimenti che invece non rientrano nelle caratteristiche per il consumo umano, possono essere donati per l’alimentazione animale o per il compostaggio.


Contro lo spreco alimentare i ristoranti possono fare la loro parte grazie alla doggy bag. Il programma nazionale per la prevenzione di rifiuti ha infatti invitato le regioni a dotare i locali di contenitori idonei con cui i clienti portano a casa gli avanzi.


Quali alimenti possono essere donati?


La nuova legge individua due definizioni chiave: spreco alimentare e eccedenze alimentari. Nel primo caso si parla di prodotti scartati dalla vendita agroalimentare che sono ancora consumabili, ma destinati ad essere smaltiti come rifiuti. Nel caso dell’eccedenza invece i prodotti rimangono invenduti per motivi commerciali, estetici o di scadenza ravvicinata.


Tutti gli alimenti possono essere ceduti, ma quelli da forno rappresentano un caso particolare. La donazione di prodotti di panetteria infatti  deve avvenire entro le ventiquattro ore successive alla produzione dei prodotti stessi.


Quali benefici fiscali per chi dona?


Per incrementare la partecipazione al recupero di alimenti destinati allo smaltimento, sono state create delle agevolazioni fiscali. Ad esempio, i comuni italiani possono applicare una riduzione della TARI su utenze non domestiche, quindi commerciali e di distribuzioni.


Inoltre la nuova normativa prevede una semplificazione delle pratiche burocratiche facilitando la donazione. Il limite del costo di esonero della comunicazione preventiva è stato innalzato da 5.000 a 15.000, triplicando le possibilità di una seconda vita per gli alimenti.


Secondo alcune stime la quantità di rifiuti aumenterà del 40% entro il 2020. Una cifra allarmante, ma che con alcune strategie di prevenzione può essere ridotta, come lo stesso spreco alimentare.  Voi avete già ceduto alimenti non più commerciabili? Raccontateci la vostra storia nei commenti.

16 dicembre 2016